SPECCHIO

Quando c'è il sole, il silenzio si sente di più; e anche se sei in mezzo alla città senti il rumore dei tuoi passi, e il rumore dei pensieri degli altri. Ti sembra di poter camminare più lentamente.
Ma di notte se mi guardo allo specchio non riesco a vedere il sole sulla mia faccia, anzi più tempo mi espongo alla luce e più divento scuro... A volte passo le serate a cercare segni del mio passato scavando sotto il mio letto, in cantina, o profanando tombe nella mia mente. Altrimenti cerco segni del mio sempre sulla mia pelle.
Chissà come ti vede adesso il tuo specchio, ammesso che ognuno abbia davvero il suo e che non ci sia, invece, un unico grande specchio in cui tutti ci riflettiamo, il Grande Specchio che ci controlla e riflette su tutti noi. Forse sei un po' ubriaca, hai le palpebre un po' chiuse e le guance leggermente arrossate, hai il trucco che ti si sta sciogliendo sotto gli occhi dopo la discoteca; forse sei così ubriaca che guardandoti nello specchio ti vedi sobria. E lo capisci, di non essere sobria, solo quando ti accorgi di essere ancora davanti allo specchio, a fissare i tuoi stessi occhi.
A me fanno impressione gli occhi, ma mi piace guardare dentro i miei, vedere ciò che vedo e allo stesso tempo vedere ciò che mi vede e attraverso cui vedo. Mi perdo nel bianco del mio bulbo oculare pensando che forse io non sono questo ma quello dell'altra parte, oppure non sono neppure quello e in definitiva non sono nessuno dei due, ma un terzo, che non è neanche presente. E così dopo qualche secondo smetto di comprendere e mi dimentico che mi sto guardando in faccia, e inizio a pensare al riso.
E' buono, il riso. Il risotto con i funghi. Il risotto alla milanese. Il riso con i peperoni, non tutti dello stesso colore, alcuni gialli e alcuni rossi, non troppo pesanti da digerire ma che, comunque, abbiano sapore di olio e di cipolla. Il riso in bianco condito con dadini di salame, o addirittura anche di wurstel, quelli scadenti seppure non scaduti del supermercato. Il riso in brodo. La minestra di riso al sugo. Il riso con le patate, quello praticamente insapore, ma capace come nessun altro piatto di farti capire che stai mangiando, l'unico in grado di darti la sensazione vera e propria del cibo, della sostanza. Riso e lepre: credo di averlo mangiato, una volta, il riso con la lepre. Mi sembra.
Probabilmente adesso sei a letto, hai i capelli sciolti sul cuscino. Chissà come dormi, se girata su un fianco o a pancia in su, o raggomitolata da una parte, aggrappata alla coperta, o, come fanno certi, con le mani sotto il cuscino, come per assicurarsi che il vento non si porti via la testa. Sei avvolta nei tuoi capelli e stai per chiudere gli occhi, per non essere più vista da nessuno.
Io invece sono ancora qui, sveglio, da solo e davanti agli occhi di tutti. Eviterei volentieri, se potessi, di passarmi (sadicamente) la mano sulla testa per evidenziare (masochisticamente) i vuoti lasciati dalle mie foglie cadute; me ne starei appoggiato sulla sabbia ad ascoltare le stelle cadere. Ma ora grazie al destino, a Dio, a chi per lui, so di non essere un granello di quella spiaggia.
Per ricordarmelo c'è lo specchio, è a questo che serve: a vedere del mondo la parte di dietro. A guardare la morte in un pezzo di vetro.
(2001)
1 Comments:
Guardarsi allo specchio è come ascoltare la propria voce registrata : ci costringe a confrontare quello che siamo e come ci immaginiamo.
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